I bacini fognari di Firenze

0
8631

di Andrea GONNELLI, Iacopo MANETTI, Neri TARCHIANI
SOMMARIO
La presente memoria illustra i risultati di un’indagine il cui scopo è quello di far conoscere i rapporti fra i corsi d’acqua naturali ed artificiali che attraversano il territorio comunale di Firenze e la rete urbana di drenaggio. Tale necessità è emersa sia per definire il beneficio areale dell’attività di manutenzione dei corsi d’acqua, sia dalla necessità di individuare la funzione e l’importanza di ciascuna immissione ai fini di una corretta gestione del suo funzionamento. Nel seguito vengono riportate soltanto alcune delle indagini affrontate nel corso di questa ingente ricerca. Lo studio è articolato a partire dalla ricostruzione dell’idrografia e la sua evoluzione nel tempo attraverso il reperimento di dati storici, e l’individuazione di fossi coperti interconnessi con la rete fognaria. Per le fognature analogamente è esaminata la rete fognaria attuale, che misura quasi 800 km, valutandone la sua evoluzione a partire dal plantario storico del 1893. Sulla base dei dati acquisiti sono state redatte per ciascuno scarico in corso d’acqua una monografia con ubicazione, dimensioni, organi di protezione e camera di collegamento con la fognatura.
ABSTRACT
This paper shows the results of a study whose purpose is to make known the interconnections between natural and artificial rivers which flow through the urban area of Florence and the city drainage network. This study was developed for several reasons; first of all to define the areal benefits of river maintenance and also to identify the function and the importance of each input discharge in order to manage its working principles. Below are reported only few of the huge investigations conducted. The study is divided from the reconstruction of the hydrography and its development over time through the collection of historical data and the identification of covered ditches interconnected with the sewerages. Following the same procedure, the study examines the actual network of sewers, which extent for nearly 800 kilometers, rating its development from the historical planimetry of 1893. From the acquired data, it’s been possible to draft monographs with site, dimensions, protection structures and connection lodging to the sewerage for each outlet discharge in the river.
1. INTRODUZIONE
Lo scopo della presente indagine è quello di individuare i rapporti intercorrenti in tempo di pioggia fra la rete fognaria ed i corsi d’acqua nel territorio del Comune di Firenze e di valutare come eventuali carenze di manutenzione dei corpi idrici ricettori possano condizionare lo smaltimento delle acque piovane in città.
L’obiettivo della ricerca, pertanto, è quello di individuare il tracciato che la singola goccia di acqua piovana percorre dal momento in cui tocca il suolo prima attraverso il sistema di condotte interrate, poi attraverso la rete idraulica superficiale minore, fino al ricettore finale costituito dal fiume Arno.
In particolare, essendo la città dotata di una rete fognaria del tipo unitario – destinata quindi alla raccolta ed allontanamento sia delle acque usate che meteoriche – sono numerosi e frequenti i collegamenti con il reticolo delle acque superficiali per alleggerire la stessa dalle acque in eccesso e consentire la riduzione degli spechi delle condotte in limiti accettabili.
Nel corso di questa analisi si sono esaminate sinteticamente le modifiche del territorio legate all’urbanizzazione e alla conseguente impermeabilizzazione del suolo. In particolare si sono esaminati i rapporti fra queste e la modifica dell’assetto dei corsi d’acqua che ne ha comportato in alcuni casi la sola deviazione dal loro alveo naturale, in altri casi l’intubamento e in altri ancora la completa soppressione.
Non si tratta dell’analisi storica dell’idrografia relativa ad una determinata fase dello sviluppo urbano, ma della ricostruzione del tracciato di vari corsi d’acqua che anche in diverse epoche hanno attraversato il territorio.
Per tale obiettivo sono stati effettuati sopralluoghi sui corsi d’acqua ricettori al fine di individuare i singoli scarichi e le immissioni. Successivamente sono state elaborate le “Monografie degli Scarichi” in cui partendo proprio dall’esame del singolo sbocco rilevato si sono riportati: Ubicazione: identifica la posizione in base a parametri certi in modo da consentirne una facile ed univoca individuazione.
Descrizione: individua sinteticamente le caratteristiche dello sbocco e degli organi di protezione. Funzionamento: riporta l’analisi dell’attuale funzionamento dello sbocco, del suo collegamento alla rete fognaria e delle caratteristiche di questa. In questo paragrafo si è esplicitata la natura dello scarico e la descrizione di eventuali camere di separazione poste a monte dello sbocco. Analisi del bacino a monte: si tratta di una sintetica descrizione del bacino a monte per ciascuno scarico corredata di una planimetria con indicato l’andamento qualitativo dei principali collettori fognari, il perimetro e l’estensione del bacino stesso.
L’attribuzione di un bacino a ogni singolo scarico deve comunque essere vista come tentativo di lettura razionale di una realtà complessa che trova spiegazione solo nell’evoluzione del sistema. I bacini infatti sono spesso interconnessi e, se non sussistono dubbi sul ricettore finale, occorre viceversa esaminare con attenzione l’attribuzione della totalità degli afflussi di una singola strada o di un edificio allo sbocco individuato. L’elaborazione delle Monografie, affiancata da una attenta analisi, è stata fondamentale per valutare il funzionamento complessivo del sistema in condizioni ordinarie e per creare i presupposti per una valutazione del funzionamento in condizioni ipotetiche di crisi dei corsi d’acqua ricettori per afflussi di piena eccezionali o per omessa o carente manutenzione.
2. ESAME DEI RAPPORTI FRA CORSI D’ACQUA E RETE DI DRENAGGIO NEL TERRITORIO IN DESTRA D’ARNO
2.1 I corsi d’acqua naturali del territorio di Firenze in destra d’Arno
L’area di Firenze in origine era posta al centro di una piana alluvionale attraversata longitudinalmente dal fiume Arno e delimitata a Nord dalle colline di Fiesole, San Domenico, Pellegrino e solcata da numerosi corsi d’acqua minori che con tracciati anche notevolmente difformi dagli attuali recapitavano le acque in Arno. La piana dove oggi è ubicata la città era soggetta a periodici e frequenti allagamenti dovuti sia al corso d’acqua principale che ai corsi d’acqua minori. L’Arno stesso ha variato notevolmente il proprio tracciato a causa dei trasporti alluvionali, tanto che si ha notizia di numerosi bracci secondari del fiume – sia in destra che in sinistra idraulica – denominati “bisarni” e di isole fluviali successivamente saldate alle sponde.
I corsi d’acqua minori hanno pertanto subito una prima modifica del tracciato proprio per adeguarsi al percorso del corso d’acqua principale. Per quanto emerso da notizie storiche e seguendo il percorso dell’Arno da monte verso valle, si rilevano le seguenti modifiche ai principali affluenti in riva destra:
Fosso delle Grazie e fosso del Loretino: sono posti a monte della città e confluiscono direttamente in Arno. Il loro percorso non ha subito particolari modifiche essendo questi corsi d’acqua fuori del centro urbano, salvo nel tratto terminale dove il corso del fosso del Loretino è stato tagliato e deviato nel fosso delle Grazie che pure ha subito una modesta variazione di tracciato. L’assetto attuale deve essere ricondotto alla realizzazione del tratto fiorentino della linea ferroviaria denominata Direttissima negli anni ’70. In Arno tuttavia, circa 30mt a monte del ponte ferroviario, è ancora presente lo sbocco del fosso del Loretino che raccoglie solo le acque di una modesta area fra la ferrovia e l’Arno, residuale dopo la deviazione a monte del fosso.
Torrente Mensola: il corso d’acqua ha mantenuto il tracciato originario e le sue caratteristiche di corso d’acqua naturale nel tratto a monte dell’abitato di Ponte a Mensola. Dopo questo tratto iniziale e dopo avere ricevuto in riva sinistra le acque del Fossataccio e del Fosso di Vincigliata, la fisionomia del torrente muta radicalmente per la presenza di una cunetta in calcestruzzo realizzata negli anni ’60 e di edifici realizzati direttamente sulle sponde. Il tratto terminale del torrente è intubato con una struttura in calcestruzzo, sia per la presenza del fascio ferroviario sia per la edificazione fra questo e lo sbocco in Arno: tale sistemazione si ritiene sia da ricondurre all’immediato dopoguerra.
Torrente Affrico: si tratta di un corso d’acqua naturale che trae origine dalle colline di Fiesole e Maiano ed è caratterizzato da un breve percorso iniziale con forte pendenza. Prima dello sbocco in Arno a causa della diminuzione di pendenza e del forte rallentamento della corrente, il torrente creava, già prima delle modifiche legate alla antropizzazione, problemi di rialzamento del fondo alveo che ha mantenuto nel tempo e che oggi – ancorché tombato – caratterizzano il suo stato pensile.
La copertura di questo corso d’acqua, originariamente a cielo aperto (Figura 1) ed oggi scomparso sotto la viabilità urbana, è stata completata nel 1973 fino al Salviatino.

Fosso di San Gervasio: si tratta di un corso d’acqua che scorre dalle pendici di Fiesole in prossimità di Camerata e che in origine confluiva direttamente in Arno a monte dell’attuale centro storico dopo avere attraversato la zona dove oggi insiste il quartiere di Campo di Marte. Fu nella seconda metà del 1800, a seguito dei lavori di ingrandimento di Firenze, che venne deciso di deviare il fosso nel Mugnone anche per risolvere i problemi dei frequenti allagamenti che questo provocava. Il tracciato stabilito con questo intervento è stato successivamente mantenuto anche se all’epoca venne realizzato un percorso a cielo aperto che fu modificato nei primi decenni del ‘900 con l’edificazione del viale Volta e l’intubamento del tratto terminale nello stato in cui oggi lo possiamo rilevare ubicato in adiacenza agli edifici.
Torrente Mugnone: si tratta del principale affluente dell’Arno in riva destra nel tratto di Firenze. Il torrente, il cui bacino è caratterizzato da terreni fortemente impermeabili, ha mantenuto il tracciato originario a monte di Firenze. Nel tratto oggi urbano, viceversa, il corso d’acqua è stato più volte deviato spostando la sua foce in Arno verso ovest per allontanarla dalla città. Nel Medioevo il fiume fu deviato nei fossati prospicienti le mura della terza cerchia: Porta a San Gallo e Porta a Faenza (ora inglobata nella Fortezza da Basso) erano munite all’esterno di un ponte per oltrepassarne il percorso. Sulla base dei documenti disponibili, si deve ritenere che in origine il torrente scorresse nella zona dove oggi è Piazza San Marco e che lo sbocco originale in Arno sia da collocare nei pressi del Ponte alla Carraia: la deviazione attuale verso ovest si ritiene risalga all’epoca della costruzione della Fortezza da Basso.
Torrente Terzolle: in origine il torrente aveva il nome di Rio Freddo a causa della bassa temperatura delle acque in inverno. La sorgente è posta in località Cercina e dopo circa 1,5km riceve le acque del Terzollina. In realtà esso non ha modificato di molto il proprio tracciato che resta invariato nella parte alta. Anticamente il torrente sfociava direttamente in Arno all’altezza del Ponte alle Mosse: successivamente lo stesso venne intercettato con i lavori di deviazione del Mugnone e immesso in quest’ultimo.
Fosso Arcovata: in origine la pianura compresa fra Mugnone e Terzolle, che sfociavano in Arno in due posti distinti, era attraversata da una serie di fossi che convogliavano le acque di Montughi e delle altre colline in Arno. Con la deviazione del Mugnone questo sistema di scolo venne interrotto e per risolvere i problemi idraulici che si ponevano venne deciso di raccogliere le acque nei fossi di Montughi e Stibbert e di deviare questi, insieme al fosso dell’Arcovada, nel Terzolle ritenuto maggiormente sicuro del Mugnone. La successiva urbanizzazione della zona del Poggetto ha portato all’intubamento del tratto terminale dell’Arcovada nei termini oggi noti con sbocco in via Monti a monte del Ponte di Mezzo.
Fosso della Lastra: è un fosso che trae origine dalle colline sovrastanti Careggi in prossimità della omonima località sulla via Bolognese. Era in origine un fosso campestre naturale e tale è ancora oggi fino alla zona Ospedaliera. Nella parte bassa riceve altri fossi che sono stati di recente intubati con la costruzione dei parcheggi. Lo sbocco in Terzolle venne modificato con la costruzione della Casa dello Studente e con la realizzazione di un nuovo manufatto in sostituzione del precedente ancora visibile a valle.
Dall’analisi delle descrizioni dello stato attuale dei corsi d’acqua precedentemente descritti, si desume che la loro attuale funzione prescinde in gran parte dalla loro evoluzione storica: la caratteristica comune che infatti emerge, è che essi mantengono le loro caratteristiche originarie e la loro funzione nella parte iniziale – a monte dell’urbanizzazione – e appaiono viceversa modificati nella parte urbana. In questa zona, oltre a essere generalmente tombati, essi intersecano il loro ruolo con la rete di collettori e canali realizzati per l’allontanamento delle acque nei modi e nelle forme stabilite in fase di espansione della città.
2.2 Fossi e Canali artiFiCiali
Per una completa visione del sistema di smaltimento delle acque meteoriche del territorio di Firenze, è necessario fare un rapido esame dei canali artificiali presenti a valle del centro urbano e che – realizzati in epoche remote con finalità diverse – costituiscono ancora oggi il recapito finale di parte delle acque addotte dai collettori fognari.
Si tratta in particolare:
Canale Macinante: detto in passato anche “Fosso Bandito” o “Gora di Ognissanti”, è un canale artificiale che attraversa la zona occidentale della città di Firenze, correndo parallelo al fiume Arno. La sua origine è molto antica e si hanno testimonianze già dal 1321: in un primo tempo il canale faceva parte della rete dei “bisarni”, fossi destinati a raccogliere le acque dell’Arno in caso di piena per deviarle nelle campagne e punto di raccolta dei vari corsi d’acqua della piana. Successivamente il canale fu oggetto di interventi di modifica radicale in particolare nel XVI secolo sotto Cosimo I e le sue acque furono usate per azionare una serie di mulini (oggi ne sopravvive solo uno, quello detto “di San Mauro” a San Donnino, nel Comune di Campi Bisenzio).
Il fosso ha origine dalle prese sul fiume Arno al torrino della Pescaia di Santa Rosa (Figura 2), percorre intubato piazza Ognissanti (Figura 3, Figura 4 e Figura 5), via Curtatone (Figura 6), delimita il Parco delle Cascine, sottopassa il Mugnone in località “Le Mulina” e corre parallelo all’Arno attraverso i quartieri di Petriolo, Quaracchi e Brozzi; quindi entra nella frazione di San Donnino del Comune di Campi Bisenzio e qui confluisce nel fiume Bisenzio in località “Il Valico” ove è presente il mulino di San Mauro dopo un percorso di oltre 11km.
Il Canale fu utilizzato dal Comune di Firenze come recapito delle principali fognature in destra d’Arno e venne acquistato dallo stesso Comune nel 1921 dal Demanio risolvendo così una controversia annosa fra i due Enti. Ad oggi il canale deriva in tempo asciutto una portata di acqua dal fiume Arno alle prese in piazza Ognissanti, parte della quale viene utilizzata per alimentare la centrale di potabilizzazione di Mantignano. In tempo di pioggia può costituire il recapito finale delle acque dei principali collettori non precedentemente scolmate nei corsi d’acqua cittadini essendo svincolato dal livello dell’Arno ed essendo dotato, nel suo percorso, di una notevole capacità d’invaso. Le acque di tempo asciutto, che venivano immesse in Macinante, sono state deviate nel collettore Emissario in destra d’Arno realizzato a questo scopo negli anni ’80 e che recapita al depuratore di San Colombano.
Canale Goricina: in origine la Goricina fu realizzata per raccogliere e allontanare le acque del fossato di protezione della Fortezza da Basso che derivavano dal Mugnone. Fino dalla costruzione in essa furono immesse le acque della zona periurbana fra il Mugnone e la stessa Fortezza, considerato che il torrente era a quota più alta. Ad oggi il canale Goricina è completamente intubato nel tratto urbano dove ormai è parte integrante della rete fognaria, mentre è visibile a cielo aperto a valle della Manifattura Tabacchi. Nel tracciato cittadino il canale attraversa il quartiere di San Jacopino mentre a valle costeggia il rilevato ferroviario per Pisa dove venne deviato a seguito della realizzazione della stessa ferrovia. Il canale confluisce quindi nel collettore acque basse della Bonifica. Il tratto a cielo aperto a fianco della ferrovia è di proprietà di R.F.I. ed è in concessione d’uso al Comune di Firenze per lo smaltimento acque fognarie a seguito di Atto del 1932.
Emissario delle Cascine: Si tratta di un emissario realizzato in epoca remota probabilmente come prolungamento di un collettore cittadino e partendo da Piazza Vittorio Veneto termina in Arno in località Indiano a fianco dell’attuale sbocco del Mugnone. A seguito della constatazione che le piene dei collettori fognari quasi mai coincidono con le piene dell’Arno, nell’immediato dopoguerra esso venne collegato alla rete cittadina allo scopo di alleggerire il canale Macinante e di risolvere gli annosi problemi igienici che si manifestavano per gli abitati sparsi lungo il tracciato del canale in tempo asciutto. Ad oggi la parte di monte dell’emissario delle Cascine, che fiancheggia il Macinante ed è posta fra questo e le scuderie, viene utilizzata fino a via delle Cascine come primo tratto dell’Emissario generale in destra d’Arno. Il tratto a valle viene utilizzato per smaltire le eventuali acque piovane in eccesso direttamente in Arno.
2.3 i Canali della BoniFiCa in Firenze Il territorio del Comune di Firenze posto in destra idraulica del Terzolle era costituito da aree paludose e soggette a ristagno per morfologia della zona e per natura dei terreni.
Per risolvere in maniera organica il problema della gestione delle opere necessarie per la salvaguardia dell’area con R.D. n. 4537 del 30 giugno 1927 si provvide alla costituzione del Consorzio Speciale di Bonifica della Piana di Sesto Fiorentino e dei territori adiacenti che sostituì sei consorzi idraulici operanti in maniera autonoma che vennero contestualmente soppressi.

Il Consorzio, già negli anni immediatamente seguenti la propria costituzione, provvide alla riorganizzazione e riassetto delle opere assegnate con la separazione tra le acque “alte”, di origine esterna alla pianura, e quelle “basse”, interne ad essa. Le acque “basse”, private degli apporti esterni, vennero poi riorganizzate e portate a confluire, mediante un unico Collettore Principale, nel Fiume Bisenzio all’altezza dei Renai di Signa utilizzando il tratto terminale dell’esistente Canale Goricina. L’assetto attuale della rete di bonifica è riportato in Figura 8. Ad oggi si evidenzia che il territorio di Firenze in destra del Terzolle ha subito notevoli modifiche con forte incremento dell’urbanizzazione ed abbandono della vocazione agricola dell’epoca. Tale tendenza presente su tutto il territorio, ha avuto particolare sviluppo nella zona di bonifica dove – oltre gli insediamenti residenziali e produttivi – sono stati realizzati importanti interventi infrastrutturali quali l’A11 “Firenze-Mare”, il nuovo scalo aeroportuale di Peretola, il tratto autostradale della A1, che attraversa la Piana tra Calenzano e Campi in direzione nord-sud. Tuttavia i canali di bonifica sono ancora oggi presenti anche sul territorio di Firenze e rappresentano la struttura principale dello smaltimento acque.
In particolare sono presenti:
Fosso di San Donnino: si tratta di un fosso di acque basse che costeggia il Canale Macinante in riva sinistra. Già presente all’epoca di costituzione del Consorzio esso trae oggi origine a monte del Ponte della Sala a monte del confine comunale. Con il collegamento, attivato in epoca recente, con il fosso Osmannoro esso ha riacquisito fondamentale importanza per lo smaltimento delle acque della zona di Novoli.
Fosso Gavina: collettore di acque basse già presente all’epoca di costituzione del Consorzio, il fosso Gavina in Firenze presenta tratti intubati alternati a residui tratti a cielo aperto. In esso confluiscono direttamente acque di terreni agricoli di scarsa estensione e acque piovane di fognature urbane di recente edificazione. Il fosso drena i terreni posti fra la destra idraulica del Canale Macinante e la sinistra del fosso Osmannoro.
Fosso Osmannoro: il fosso dell’Osmannoro ha costituito sempre una delle principali arterie per l’allontanamento delle acque piovane. Esso è oggi completamente coperto in tutto il tratto interno al Comune di Firenze e il tratto a cielo aperto ha inizio dal confine con il Comune di Sesto Fiorentino in adiacenza alla via Lucchese. Preme rilevare che per quanto riguarda Firenze, il fosso dell’Osmannoro da tempo costituisce parte integrante della rete fognaria con cui ha più collegamenti per l’immissione nella stessa delle acque usate ed il prelievo di acque piovane in eccesso che poi vengono immesse nella rete di bonifica per le acque basse.
Canale dell’Aereoporto: detto anche fosso dell’Autostrada, venne realizzato negli anni ’30: raccoglie le acque della vasta area aereoportuale per immetterle nella rete delle acque basse attraverso il colatore sinistro del fosso Reale.
Fosso del Termine: si tratta di un fosso naturale che nasce dalle pendici di monte Morello e che oggi si immette nella rete delle “acque alte” gestita dal Consorzio. Il fosso mantiene inalterate le proprie caratteristiche naturali fino alla via Sestese: a valle si alternano tratti a cielo aperto e tratti intubati ed il fosso costituisce il confine fra i Comuni di Firenze e Sesto F.no fino all’immissione nel Canale di Cinta Orientale.
Canale di Cinta Orientale: costituisce la via per l’allontanamento delle acque piovane provenienti dalle pendici collinari nel territorio di Firenze. Nel suo percorso da est a ovest riceve oltre il fosso del Termine anche il fosso di Castello ed il fosso di Quarto. Tuttavia mentre il fosso del Termine nel territorio di Firenze ha un tracciato autonomo e caratteristiche di corso d’acqua naturale, il fosso di Quarto ed il fosso di Castello hanno già nel tratto di monte caratteristiche e funzioni di fognatura urbana essendo per lunghi tratti intubati e raccogliendo anche acque miste.
2.4 i prinCipali Collettori Fognari in destra d’arno Il problema dell’allontanamento delle acque di pioggia della zona dove è sorta Firenze, è stato più volte affrontato nei secoli scorsi risolvendolo con soluzioni tese a inseguire lo sviluppo urbano. Di questo oggi è possibile ritrovare traccia esaminando lo stato attuale della rete di drenaggio. A questa realizzazione per fasi successive – eseguita con tipologie simili e con strutture in pietrame e mattoni sono altresì dovute scelte che possono sembrare irrazionali ma che si spiegano facilmente esaminando le cause che le hanno dettate.
Premesso quanto sopra si esaminano singolarmente i principali collettori in destra d’Arno procedendo dal fiume verso le colline poste a Nord:
Collettore Chiesi: realizzato su progetto dell’ing. Flaminio Chiesi presentato nel 1848, prevedeva la costruzione di una fognatura moderna (è denominato “collettore centrale”, ovvero “collettore Chiesi” proprio col nome del suo progettista) per raccogliere gli scarichi di tutte le fogne cittadine, che a loro volta trasportavano gli scarichi provenienti dai pozzi neri degli edifici pubblici e privati. Il collettore partiva dalla piazza della Zecca Vecchia e arrivava al quartiere in costruzione alle Cascine: fu ultimato solo nel 1864, immettendolo nel Canale Macinante presso la stazione Leopolda. Oggi l’emissario Chiesi mantiene il tracciato originale costeggiando il Lungarno fino a Piazza Ognissanti ed anche il suo bacino, costituito dal centro storico limitrofo all’Arno fino a piazza Piave, non ha subito modifiche sostanziali come estensione. Essendo limitrofo all’alveo del fiume, gli scolmatori che devono alleggerire le portate di pioggia sono immessi in Arno.
Non si rilevano interferenze dirette fra il collettore Chiesi e i corsi d’acqua minori.
Collettore Poggi: denominato “collettore settentrionale” ovvero “collettore Poggi” prendendo il nome dall’ingegnere comunale Giuseppe Poggi, autore dei “Lavori per l’ingrandimento di Firenze”, che lo progettò e ne curò l’esecuzione, il collettore, realizzato nella seconda metà del 1800, costituisce tutt’oggi l’asse centrale dello smaltimento acque: il suo tracciato originale di cui abbiamo conoscenza grazie al plantario generale del Comune di Firenze del 1893, non si discosta dal tracciato attuale.
Il collettore infatti aveva origine a Piazza Beccaria e percorreva l’asse delle piazze Ss. Annunziata, San Marco, Indipendenza per giungere alla Fortezza e quindi al Macinante passando per i viali ( Figura 10).
Il collettore è stato prolungato con lo sviluppo urbano dei decenni successivi ricevendo le acque dei quartieri di Campo di Marte, Coverciano, Bellariva e dei loro progressivi ampliamenti. Al riguardo si ritiene opportuno evidenziare che già il Poggi ebbe a dubitare dell’adeguatezza delle sezioni adottate per il collettore con i bacini dell’epoca essendo stato applicato un calcolo basato sulle medie delle precipitazioni e non sulle massime: tale circostanza giustifica gli interventi successivi di adeguamento motivati anche dall’immissione di nuove superfici. Al riguardo si evidenziano gli attuali scolmatori di Campo Marte, Coverciano, Bellariva che tuttavia recapitano in massima parte direttamente in Arno e non nei corsi d’acqua minori. Fanno eccezione gli scolmatori delle fognature delle Cure che recapitano le acque di pioggia in riva sinistra del Mugnone nella parte alta della città prima che il collettore sottopassi la ferrovia per confluire nel collettore dei viali e quindi nel collettore Poggi in Piazza Beccaria.

Collettore dei Macelli: per lo scolo delle acque dei Macelli venne realizzata una botte che sottopassava il Mugnone per scaricare nel Canale Macinante. A tale botte vennero collettate le acque della zona pianeggiante a Nord del Mugnone sottopassando la linea ferroviaria per Pistoia come risulta da una Convenzione del Comune con le ferrovie risalente al 1909.
Successivamente a questa botte vennero collettate le acque della zona pedecollinare di Montughi, la zona di Careggi e la zona in destra idraulica del Terzolle sottopassando lo stesso in piazza Dalmazia e in via Benedetto Dei. Considerata l’espansione della città verso nord ovest, questo collettore ha assunto un’importanza sempre maggiore raccogliendo superfici edificate di notevole rilievo.
Oggi il bacino tributario del collettore dei Macelli copre: tutta l’area compresa fra il Mugnone e Terzolle secondo il tracciato attuale dei due corsi d’acqua e l’area urbana in destra idraulica del Terzolle fino al confine della zona di bonifica. Da un punto di vista generale si può rilevare come le acque della zona in destra del Terzolle, prima di attraversare con condotte il torrente, vengono alleggerite delle portate di pioggia in eccesso con immissioni e collegamenti con il corso d’acqua fondamentali per il funzionamento del sistema. Allo stesso modo, la rete fognaria che serve la zona fra Mugnone e Terzolle (che va dal Ponte alla Badia fino a Careggi e alle zone urbane a Nord) prima di sottopassare il Mugnone a via Circondaria, viene alleggerita delle portate con frequenti collegamenti ai due corsi d’acqua indispensabili, ad oggi, per garantire il corretto funzionamento del sistema di drenaggio sopra descritto.
Collettore Goricina: la Goricina nel tratto cittadino ha assunto ormai da tempo le caratteristiche di un collettore fognario misto a servizio del quartiere di San Jacopino e della zona di Ponte alle Mosse. In realtà in esso furono immesse fin dalla sua realizzazione, le acque degli appezzamenti agricoli attraversati che non potevano scaricare in Mugnone in quanto questo era posto a quota più alta rispetto alla campagna.
Con l’edificazione seguì la trasformazione in fognatura (Figura 11) ma anche un notevole aumento delle portate dovute all’impermeabilizzazione del suolo che resero insufficiente la capacità di smaltimento della Goricina tanto da rendere necessario un collegamento della stessa al Mugnone per alleggerirne il carico in tempo di pioggia. Ovviamente si dovette realizzare un impianto di sollevamento meccanico per superare la differenza di quota e consentire l’immissione delle acque in Mugnone (impianto di sollevamento fognario in Piazza Puccini).

3. ESAME DEI RAPPORTI FRA CORSI D’ACQUA E RETI DI DRENAGGIO NEL TERRITORIO IN SINISTRA D’ARNO
3.1 I corsi d’acqua naturali del territorio di Firenze in sinistra d’Arno
Per esaminare l’evoluzione dello smaltimento acque e lo sviluppo dei corsi d’acqua naturali della città in sinistra d’Arno, è utile suddividere schematicamente il territorio in quattro zone:
a) Zona direttamente tributaria del fiume Arno
Nella zona direttamente tributaria del fiume Arno oggi pressoché completamente urbanizzata, è possibile comunque individuare la presenza di alcuni corsi d’acqua che storicamente ne hanno caratterizzato lo smaltimento delle piogge. In particolare:
Fosso dell’Anconella: raccoglieva le acque piovane della zona agricola dove è stato edificato il quartiere di Gavinana. Con l’urbanizzazione il fosso è stato intercettato in più punti ed immesso in fognatura: ne residuano brevi tratti non collegati fra loro e lo scarico in Arno immediatamente a monte del ponte Da Verrazzano coperto alla fine degli anni ‘70 ed oggi utilizzato per scolmare le fognature miste della zona.
Fosso di Ricorboli: nasceva dalla collina di Santa Margherita a Montici ed è stato pressoché completamente intubato negli anni ’50. Rimane ad oggi un tratto scoperto a monte di via di Ripoli che raccoglie le acque della zona agricola: a valle insiste intubato su via Caponsacchi e si immette nella rete mista in piazza Gualfredotto.
Fosso di Gamberaia: nasce dalla Collina del Pian dei Giullari costeggiando via Tacca e attraversando il terreno degli A.S.S.I. Si immette in Arno a valle del Ponte San Niccolò. Nel fosso confluiscono anche acque reflue di abitazioni private depurate. Non ha alcun collegamento con la rete fognaria unitaria.
Fosso di Carraia: nasce vicino all’omonimo serbatoio dell’acquedotto sulla via Erta Canina ed è quasi completamente intubato. Si immette in Arno fra la pescaia di San Niccolò ed il ponte alle Grazie. Non ha alcun collegamento con la rete fognaria.
Fosso di San Rocco: nasce dalla collina di Poggio Imperiale e percorre intubato il viale Ariosto per confluire in Arno di fronte allo scolmatore del Macinante. Nel suo percorso si sovrappone alla rete fognaria con la quale è collegato in più punti. Pur trattandosi di uno dei fossi più importanti del territorio fiorentino, si può affermare che esso ha oggi perso ogni funzione di fosso naturale per fare parte integrante del sistema fognario urbano.
b) Zona Sud- Bacino Ema
Nella zona Sud, facente parte del bacino dell’Ema si individuano:
Fosso di Rimezzano e fosso di Rimaggio: il fosso di Rimaggio è un importante corso d’acqua che nasce e scorre nel territorio di Bagno a Ripoli. Si immette in Ema sul confine comunale e raccoglie nel tratto terminale, le acque piovane di alcune abitazioni e piazzali del Comune di Firenze. Prima della confluenza in Ema riceve l’affluente fosso di Rimaggio che scorre a cielo aperto fino a piazza Bacci per svolgere funzioni di raccolta acque di edifici e piazzali.
Fosso del Gelsomino: fosso naturale che aveva origine dalla collina di San Gaggio per immettersi in Ema a valle del Galluzzo (Figura 12). Oggi il fosso è quasi completamente coperto ed è stato intercettato all’altezza di via Volterrana per essere immesso in una fognatura unitaria. Le acque usate presenti in questa vengono quindi derivate in un pozzetto in proprietà privata e vengono convogliate – per mezzo di un impianto di sollevamento – al depuratore di San Giusto. In tempo di pioggia le acque derivanti anche dal fosso del Gelsomino, vengono immesse nel fiume Greve: pertanto lo sbocco ed il tratto terminale del fosso risultano quasi abbandonati e convogliano in Ema solo scarichi a valle di via de’ Giandonati.
c) Zona Ovest- Bacino Greve
Nella zona facente parte del bacino del fiume Greve si individuano:
Fosso del Sette: trattasi di fosso naturale ancora esistente che nasce e scorre vicino a via delle Campora. Si immette in Greve senza avere interferenze con la rete fognaria.
Fosso degli Ortolani: canale artificiale destinato alla raccolta delle acque piovane della zona agricola posta in destra del fiume Greve. Si immette in Greve dopo avere attraversato l’argine di II° categoria denominato ‘Argine delle Carrozze’. Con l’edificazione della zona di San Bartolo a Cintoia, il fosso ha abbandonato la funzione originaria ed è stato inglobato nella rete fognaria della zona. Residua come fosso solo il tratto terminale in zona golenale.
Fosso del Padiglione: corso d’acqua naturale affluente in sinistra della Greve a valle di via Pisana. Conserva le caratteristiche di fosso naturale e serve terreni agricoli. Non interferisce con la rete fognaria.
d) Zona in sinistra del fiume Greve
Nella zona in sinistra del fiume Greve fra il fiume ed il confine con Scandicci è presente un reticolo idraulico costituito da fossi di III° categoria realizzati per l’allontanamento delle acque basse della zona:
Fosso Dogaione: è il più rilevante corso d’acqua del territorio di Firenze in sinistra del fiume Greve. La parte iniziale è intubata e raccoglie acque piovane e usate delle strade adiacenti svolgendo di fatto la funzione di fognatura unitaria. Il tratto ancora in superficie inizia dopo il carcere di Solicciano dove le acque usate vengono derivate ed immesse nella rete fognaria di Scandicci. Da quel punto il fosso attraversa terreni agricoli e svolge ancora funzioni di fosso campestre.
Fosso Dogaia: si tratta di un fosso che raccoglie, nel tratto iniziale, acque dei campi nel territorio di Firenze per poi immettersi nel territorio di Scandicci.

Fosso di Ugnano: si tratta del tratto terminale di un reticolo di fossi campestri che recepiva le acque degli abitati di Ugnano e Mantignano. Il reticolo e lo sbocco sono ancora presenti anche se le loro funzioni ed i loro bacini si intersecano con quelli della rete fognaria.
3.2 i prinCipali Collettori Fognari in sinistra d’arno La schematizzazione con suddivisione del territorio in sinistra in quattro zone da esaminare separatamente risulta utile anche per esaminare lo sviluppo del drenaggio urbano trattandosi di aree con caratteristiche geomorfologiche e di urbanizzazione diverse.
a) Zona direttamente tributaria del fiume Arno
Si tratta della zona più importante in sinistra d’Arno in quanto contiene i quartieri di Sorgane, Gavinana, centro storico, Isolotto, Isole fino al bacino di valle del fiume Greve.
La morfologia dei luoghi chiusi fra il fiume e le colline a sud, faceva confluire in origine le acque piovane in Arno direttamente o attraverso i fossi naturali sopra individuati.
Tralasciando la realizzazione dell’Emissario Generale in sinistra d’Arno che verrà esaminato successivamente, procedendo da monte verso valle si individuano i seguenti collettori principali:
Collettore di Sorgane: l’estensione della città nella zona di Sorgane era prevista nel P.R.G. del 1962. Per tale edificazione era in origine ipotizzata una rete separativa con immissione delle acque usate nella rete di valle e il collettamento diretto in Arno delle acque piovane a valle del Ponte da Verrazzano.
In realtà il collettore ha oggi caratteristiche di fognatura unitaria con derivazione delle acque usate e di prima pioggia a monte dello sbocco in Arno ed immissione nella rete di valle che adduce al collettore Meridionale. Il bacino servito dal collettore è stato successivamente esteso al territorio del Comune di Bagno a Ripoli raccogliendone le acque del Capoluogo.
Collettore Meridionale: Per la raccolta delle acque usate e di pioggia, con la realizzazione delle spallette dell’Arno e la delimitazione dello stesso, venne realizzato (presumibilmente nella prima metà dell’800) un collettore denominato “Collettore Meridionale” parallelo al fiume che sboccava in Arno a valle di via del Pignoncino.
Si tratta di un collettore analogo per funzionamento e tipologia costruttiva ai principali collettori realizzati in destra d’Arno e completa il sistema storico di smaltimento acque in città.
Il collettore venne modificato ed ampliato successivamente nella seconda metà del ‘800 quando, considerata la natura e ristrettezza dei luoghi, si ritenne non proponibile la realizzazione di un secondo collettore parallelo. In epoca più recente il collettore venne esteso a monte per raccogliere le acque dei nuovi quartieri di Firenze in fase di edificazione o di ampliamento. Si rileva come in realtà non venne affrontato in modo organico il problema delle acque di pioggia e del carico ricadente a valle, ma il collettore Meridionale venne sempre considerato un recapito certo ed in grado di fare fronte a nuovi afflussi che in realtà lo resero ampiamente insufficiente. Da tale scelta hanno avuto origine i successivi problemi di deficienza idraulica della rete a valle. Per consentire questo prolungamento si provvide all’innalzamento del tratto terminale del fosso di Gamberaia al fine di realizzare un sifone che – pur costituendo un punto critico- ne garantisse la continuità: la scelta di previlegiare il tratto terminale del fosso rispetto al collettore, ci indica come al momento non fosse previsto uno sviluppo del collettore a monte nei termini in cui oggi lo vediamo.
Nel suo percorso attualmente il collettore Meridionale incontra numerosi collettori o fossi intubati che immettono le acque di piena direttamente in Arno (Fosso di Gamberaia, Fosso di Carraia, Fognatura via del Tiratoio, Fosso di San Rocco, Fognatura via dell’Anconella). La presenza di questi scarichi di acque di piena autonomi rispetto al collettore, rende il bacino dello stesso composto da superfici non direttamente collegate geometricamente. Il collettore Meridionale – che in pratica recepisce le acque di tutto il territorio in sinistra d’Arno arrivando fino al confine comunale – viene scolmato ovvero alleggerito delle portate in eccesso in tempo di pioggia nei seguenti punti:
• scarico ex fosso dell’Anconella che recapita le acque di pioggia della zona di Gavinana;
• scarico in Arno attraverso “La Botte” non direttamente visibile dal fiume;
• scarico fognatura Santa Maria Soprarno posto immediatamente a valle del precedente.
Sulla struttura di questi scolmatori – con particolare riferimento a quelli posti immediatamente a monte del centro storico – è necessario considerare che essi sono stati realizzati in tempo remoto non secondo un progetto predefinito ma in modo improvvisato al fine di alleggerire comunque il carico a valle.
Nelle Monografie si è ipotizzata la capacità di ciascuno scolmatore di alleggerire totalmente i tratti di valle delle portate in eccesso. Nel caso degli scolmatori del collettore Meridionale, tale capacità è fortemente dubbia in particolare per quanto riguarda gli scolmatori a monte del centro storico: tale considerazione motiva le insufficienze del collettore in caso di pioggia intensa I gradi di diluizione in caso di pioggia non sono facilmente valutabili e controllabili. Lo sbocco del collettore Meridionale “storico” è posto a valle dell’attuale ponte della tramvia: da qui ha origine l’Emissario in sinistra d’Arno che corre parallelo al fiume ed in cui si immettono le acque di magra del collettore.
Collettore via Mortuli: è il primo collettore a valle dello sbocco storico del collettore Meridionale. Realizzato presumibilmente a seguito delle previsioni del P.R.G. del 1962 recapitava in Arno le acque usate e di pioggia della zona servita. Oggi le acque usate e di prima pioggia vengono derivate ed immesse nell’Emissario Meridionale che lo interseca a quota più bassa.
Collettore dell’Isolotto: realizzato contestualmente al quartiere ha natura unitaria e recapitava tutte le acque in Arno. Con la realizzazione del primo tratto di emissario, le acque usate e di prima pioggia sono state intercettate e recapitate a valle.
Collettore delle Torri: venne realizzato in epoca anteriore ai precedenti con sezione circolare variabile da 180 a 320 cm. Aveva natura unitaria e scaricava in Arno – a via Carrara- sia le acque usate che di pioggia. Con la realizzazione dell’Emissario il collettore è stato intercettato e lo sbocco è stato spostato a valle.
Collettore delle Isole: di più recente realizzazione, prima della realizzazione dell’emissario in sinistra d’Arno, recapitava nel fiume le acque miste della zona dell’omonimo quartiere. Era costituito da una fognatura ovoidale che scaricava a gravità. Sopra di questa era posta una tubazione circolare di diametro minore che avrebbe dovuto essere alimentata da un sollevamento per garantire comunque lo scarico in caso di piena del fiume. La realizzazione dell’Emissario ha comportato la modifica dello scarico delle acque raccolte. L’Emissario in sinistra, ovvero la realizzazione del tratto terminale del collettore che unisce lo sbocco storico al depuratore, è stato realizzato in due epoche distinte:
Il primo tratto venne realizzato a metà anni ‘80 con una tubazione circolare prefabbricata e collegava lo sbocco storico al collettore di via Carrara. Venne realizzato in assenza del depuratore, costruito in epoca successiva, per allontanare gli scarichi dal tratto cittadino del fiume sfruttando la presenza della pescaia dell’Isolotto che costituisce una discontinuità idraulica. Il collettore, posto a quota più bassa dei preesistenti scarichi, raccoglie esclusivamente acque usate e di prima pioggia e pertanto non modifica in modo sostanziale lo smaltimento delle portate di pioggia.
Il secondo tratto realizzato in epoca recente ha origine da via Carrara e termina oltre il confine comunale al depuratore di San Colombano. Con la realizzazione del presente tratto si è scelto di immettere nell’emissario sia le acque usate che di pioggia del collettore delle Torri chiudendo il preesistente scarico in Arno dello stesso. Si è quindi realizzato un nuovo scolmatore a valle che scarica in Arno tutte le acque di pioggia provenienti dalle Torri e dal tratto a monte.
Un secondo scolmatore è stato realizzato a valle all’altezza del preesistente scarico del collettore delle Isole. Questo secondo scolmatore è stato dotato di un impianto di sollevamento in modo da garantire comunque l’immissione delle acque di pioggia in Arno anche in caso di livello elevato dello stesso.
In realtà si tratta di un sistema integrato di scolmo realizzato attraverso due scarichi distinti. Il tratto di emissario che collega i due scolmatori risulta di dimensioni tali da contenere anche le acque di prima pioggia ed è quindi in grado di garantire la qualità dell’immissione.
b) Zona Sud- Bacino Ema
La zona di Firenze che fa parte del bacino del torrente Ema è costituita da una serie di centri abitati minori che si affacciano sul fiume e da una serie di abitati sparsi sulle colline in zone peri-urbane che smaltiscono ancora le acque piovane in fossi e scoline naturali tributarie dell’Ema. Storicamente i centri abitati erano dotati di fognature unitarie che recapitavano direttamente nel fiume.
Nei decenni scorsi si è pertanto affrontato il problema sanitario realizzando un sistema di depurazione che può essere suddiviso in zona di monte e zona di valle.
Nella zona di monte, costituita dagli abitati di Ponte a Ema e Cinque Vie, è stato realizzato un sistema di fognature nere che recapita al sollevamento adiacente all’Hotel Sheraton e quindi al sollevamento in alveo a valle della confluenza con il fosso Rimezzano. Da qui le acque vengono inviate con una condotta in pressione al depuratore di Ponte a Niccheri.
Si deve evidenziare che la rete nera, in realtà raccoglie acque anche piovane derivanti da allacciamenti privati e che pertanto, nel tratto di Ema interessato sono presenti scarichi di fognature bianche ma anche “scolmatori” o “troppo pieni di sicurezza” delle fognature nere. Nella zona delle Cinque Vie è presente una fognatura per acque piovane di recente realizzazione che ha risolto i problemi idraulici evidenziati nella zona.
Nella zona di valle, costituita dagli abitati di Cascine del Riccio, il Molino, S. Felice a Ema, il Galluzzo, è stata realizzata una dorsale fognaria parallela al torrente che per mezzo di condotte in parte a gravità ed in parte in pressione, recapita le acque al sollevamento del Galluzzo e di qui al depuratore di San Giusto. Sono state ristrutturate e riutilizzate le reti fognarie unitarie esistenti e pertanto in Ema sono presenti numerosi scolmatori.
L’intervento di massimo impatto idraulico realizzato in questa zona negli anni ‘70 è la deviazione in Greve delle acque piovane affluenti dal bacino del fosso del Gelsomino.
c) Zona Ovest- Bacino Greve
L’intervento effettuato negli anni ‘70 in via Volterrana, con cui è stato intercettato il fosso del Gelsomino e le acque dell’abitato del Galluzzo, ha modificato in modo sostanziale l’assetto del drenaggio della zona.
Oggi le acque piovane dell’ampio bacino naturale del Gelsomino (che si estende fino a San Gaggio) e le acque del Galluzzo sono convogliate in un terreno privato cui si accede da via Volterrana per essere immesse in Greve. Nello stesso terreno privato è presente un impianto di sollevamento alimentato da un separatore che trasferisce le acque usate all’impianto di depurazione di San Giusto (Scandicci).
A valle il fiume Greve è in parte in Comune di Firenze e in parte in Scandicci: pertanto sono presenti scolmatori a monte di Ponte a Greve che, pur essendo a servizio del territorio di Firenze, scaricano in Greve nel Comune di Scandicci.
d. Zona in sinistra del fiume Greve
Nella zona in sinistra del fiume Greve si rileva la presenza delle seguenti strutture fognarie:
Collettore di Ugnano: si tratta del tratto terminale di una rete unitaria realizzata agli inizi degli anni ‘80 a servizio di centri storici (Ugnano, Mantignano) che erano privi di rete di smaltimento e recapitavano le acque usate nei fossi della zona. Da un punto di vista idraulico la rete fognaria si sovrappose alla rete di fossi integrandone la capacità di smaltimento. All’epoca di realizzazione le acque usate venivano immesse in Arno senza alcun trattamento: oggi le acque di tempo asciutto vengono intercettate dall’emissario e portate al depuratore.
Fognatura via del Pantano: fognatura unitaria realizzata con la copertura del tratto iniziale del fosso Dogaione contestualmente al nuovo carcere. Immette nel tratto superficiale del fosso mentre le acque usate e di prima pioggia defluiscono verso Scandicci
Fognatura bianca PEEP: realizzata in epoca recente a servizio del PEEP di Ugnano recapita in un ramo secondario del Dogaione. Per limitare l’impatto della nuova edificazione il fosso venne ricavato con funzioni di contenimento.
3.3 la Botte
Pur non essendo una fognatura urbana né un fosso naturale coperto, si intende evidenziare la presenza e la funzione del canale coperto denominato “la Botte” che trae origine dalla pescaia di San Niccolò e si reimmette in Arno a monte del Ponte Vecchio (Figura 14) con un tracciato compreso fra il fiume ed il collettore Meridionale. La funzione originaria di questa struttura era la restituzione in Arno delle acque prelevate dallo stesso dopo lo sfruttamento a fini energetici. Oggi la Botte mantiene la propria struttura (Figura 15, Figura 16) ed è ancora indipendente dal sistema di smaltimento con eccezione di un collegamento con il collettore Meridionale realizzato in epoca storica per alleggerire questo di acque piovane.

5. EVOLUZIONE DELLA RETE DI SMALTIMENTO A FIRENZE
L’esame dell’evoluzione nel tempo del sistema di raccolta e allontanamento delle acque di pioggia, riportata sinteticamente nei paragrafi precedenti, ha consentito l’elaborazione delle planimetrie seguenti riportanti il sistema di corsi d’acqua che si sono succeduti nel tempo e di cui si ha ancora traccia (Figura 17), il sistema di acque superficiali attuali (Figura 18) ed il sistema fognario attuale (Figura 19) che si basa sui collettori realizzati in epoca storica (Figura 20).
5. Interventi a fini idraulici sulla rete di smaltimento
I collettori principali all’epoca della loro realizzazione erano stati progettati – a volte anche con criteri e dimensioni eccessive – per servire la zona di città già edificata o di cui era ipotizzabile l’edificazione.
Successivamente, con l’espansione della città che ha coperto zone impreviste e soprattutto con la conseguente impermeabilizzazione del suolo, le acque da smaltire in tempo di pioggia sono aumentate in modo eccessivo.
A tale espansione tuttavia non è più seguita la realizzazione di nuovi sistemi o collettori fognari ma, al contrario, si sono recapitate le acque delle nuove edificazioni nei collettori esistenti ritenendo gli stessi un recapito certo e sufficiente. Nel tempo ovviamente le crisi di smaltimento sono sempre state più frequenti e si è reso necessario affrontare e cercare soluzioni diverse. Per questo motivo si sono realizzati negli anni numerosi collegamenti con la rete dei corsi d’acqua naturali realizzando scaricatori di piena per alleggerire le portate nei collettori a valle.

Tale scelta si basa sulla constatazione che le piogge critiche dei bacini naturali sono diverse da quelle dei bacini cittadini e pertanto sussiste una possibilità abbastanza ampia di scarico. In tale ottica, nei decenni scorsi, sono state rea- 
lizzate importanti interventi di alleggerimento della rete fognaria con immissione diretta delle acque di pioggia in Arno o nella rete minore. Il sistema attuale presenta altresì non solo scaricatori di piena indipendenti e a servizio di zone diverse ma spesso sullo stesso ramo di fognatura insistono più scolmatori posti l’uno a valle dell’altro in modo da alleggerire anche singoli tratti di condotto per evitarne l’adeguamento o la sostituzione.
Chiaramente il sistema sopra descritto prevede che lo smaltimento delle acque piovane ricadenti sul centro urbano sia legato non solo all’efficienza dei collettori fognari ma anche all’efficienza dei corsi d’acqua che devono garantire il deflusso delle proprie portate con piene ricorrenti a livelli tali da consentire l’immissione delle acque apportate dalle fognature.
Si tratta pertanto di un sistema unico ed integrato per l’allontanamento delle acque di pioggia che prevede, per la singola particella di acqua, un primo tratto di percorso in collettore fognario e il tratto seguente o direttamente in Arno o nel corso d’acqua ricettore fino ovviamente all’Arno: si può altresì affermare che con gli interventi di risanamento idraulico sopra descritti si è senz’altro alleggerito la rete di smaltimento aggravando altresì il compito e l’importanza della rete superficiale minore.
I principali interventi eseguiti con la finalità di risolvere problemi idraulici locali e di alleggerire la rete fognaria di valle, eseguiti in epoca recente sono stati:
DESTRA D’ARNO:
• Intervento risanamento idraulico zona via Reginaldo Giuliani (anno 1979)
• Intervento risanamento idraulico via Alderotti – Poggetto (1985):
• Intervento di risanamento idraulico zona Coverciano (1994);
• Intervento risanamento idraulico zona Campo di Marte (2000):
• Realizzazione nuovo scolmatore parallelo torrente Affrico (1999)
• Intervento risanamento idraulico zona Romito Cadorna (2002)
• Intervento risanamento idraulico zona Novoli (2004)
SINISTRA D’ARNO:
• Intervento risanamento idraulico zona Gavinana • Opere collegate al tratto terminale dell’emissario (2010)
• Intervento di adeguamento idraulico abitato
Cinque Vie (2009) davanti all’ingresso della tribuna dello stadio Artemio Franchi (2001).
5.1 Esame dei rilievi sui corsi d’acqua I sopralluoghi effettuati sui corsi d’acqua presenti, hanno reso possibile l’elaborazione delle “Monografie degli Scarichi” che hanno consentito il confronto e la verifica dei dati storici acquisiti. Si evidenzia che la scelta di collegare ogni scarico ad una area dettagliatamente delimitata e perimetrata – come riportato in Figura 24 – deriva da una schematizzazione razionale di un sistema nato non secondo uno schema preordinato ma seguendo logiche necessarie per affrontare problemi spesso contingenti. Pertanto alcune scelte sono da considerarsi schemi opportuni per portare avanti un ragionamento razionale, anche se ad esse non si può attribuire una validità assoluta.
Infatti si deve rilevare che ciascun bacino non è assolutamente indipendente da quelli a monte e a valle nel sistema di smaltimento e soprattutto non lo è il suo funzionamento. Tuttavia al fine di schematizzare e rendere evidente il funzionamento della rete si è ipotizzato che ciascuna camera di separazione (e quindi lo scarico collegato) siano in grado di smaltire tutto il carico meteorico proveniente da monte convogliandolo al ricettore e di lasciare defluire a valle solo le acque usate e di prima pioggia.
È evidente che tale schema significa attribuire alle camere di separazione un funzionamento ed una efficienza teorica che dovrebbe essere verificata nei singoli casi ed anche in funzione delle caratteristiche di ciascun evento. Analogamente il bacino attribuito ai corsi d’acqua minori confluenti nei corsi d’acqua in esame, ha valore unicamente di schema in quanto la conoscenza esatta del sistema imporrebbe di esaminare non solo il singolo edificio ma addirittura il singolo scarico proveniente da ciascun edificio. Una ulteriore scelta adottata è stata quella di considerare come sbocchi nel corso d’acqua anche la fine di tratti coperti: tale scelta è stata imposta dall’impossibilità di rilevare le singole immissioni nei tratti coperti.
Vi sono, ad esempio, casi di corsi d’acqua che presentano a monte tratti a cielo aperto dove sono state esaminate le singole immissioni, e a valle si immettono in tratti coperti. Al termine del tombamento si è considerato lo stesso come immissione attribuendo un bacino comprendente tutte le immissioni nella copertura. Al fine di rendere più evidente l’esame del funzionamento della rete fognaria che ha natura mista, si è ritenuto utile suddividere le camere sotterranee destinate alla separazione delle acque usate e di prima pioggia dalle acque meteoriche in eccesso, in due tipologie: camere di derivazione: dove dalla fognatura mista vengono derivate le acque usate per essere convogliate a valle camere di scolmo: dove la fognatura mista viene alleggerita delle acque piovane in eccesso che vengono immesse nei corsi d’acqua ricettori
Fanno parte ad esempio della prima tipologia, tutte le camere nella Piana che prelevano acque usate da collettori preesistenti e le immettono nella così detta Opera 5 e sono in genere state realizzate per risolvere problemi igienici legati al deflusso di acque usate.
Fanno viceversa parte della seconda tipologia le camere per l’alleggerimento dei collettori cittadini realizzate in ambito urbano per risolvere problemi di insufficienza di smaltimento idraulico. È evidente che questa suddivisione non porta ad una identificazione univoca trattandosi comunque di camere destinate alla stessa funzione di separazione, ma si ritiene che questa possa essere utile alla comprensione del funzionamento del sistema complessivo.
Nel corso dei sopralluoghi si sono rilevati anche numerosi scarichi non collegati direttamente a bacini imbriferi ma che assolvono altre funzioni quali quella di scarico di collegamento fra due sistemi idraulici distinti, sbocchi preesistenti oggi soppressi, collegamento per il lavaggio di condotte fognarie ed altri descritti nelle Monografie.

Altre ipotesi, quale il drenaggio di acque sotterranee da parte delle condotte fognarie, non trovano riscontro nella realtà in quanto nella posa in opera di condotti fognari – salvo casi molto sporadici- non è mai stata trovata la presenza di acqua: la non perfetta tenuta idraulica delle condotte fognarie può quindi provocare l’immissione nel sottosuolo di acque usate con conseguenti problemi di inquinamento, ma non può essere ritenuta causa di drenaggio di acque.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here