La geotermia può essere considerata a buon diritto l’energia rinnovabile che meglio rappresenta l’Italia. La sua storia ha origini antichissime, ed entra sulla scena dell’economia energetica mondiale proprio in un piccolo centro della Toscana, Larderello, dove nel 1904 – quindi a pochi anni dall’apparizione dell’energia elettrica–, il calore di fluidi geotermici produsse elettricità. Ed è dall’Italia che rimase fino al 1952 l’unica produttrice al mondo di energia geotermoelettrica, l’idea si diffuse in molti altri Paesi.
Ancora oggi all’Italia, sebbene abbia perso da tempo il primato globale della potenza geotermica installata, viene riconosciuta una leadership indiscussa per le competenze secolari maturate nella coltivazione di quest’energia pulita. Ed è forse per un eccesso di confidenza che si finisce per (stra)parlare di geotermia senza conoscerne adeguatamente almeno le basi scientifiche.
Partendo col descrivere quel motore termico che è per sua natura la Terra stessa, ogni anno l’energia che questo motore mette gratuitamente a nostra disposizione è enorme: 33 miliardi di Tep, circa il triplo della domanda di energia primaria mondiale. Certo, si tratta di un’energia non raggiungibile ovunque in ugual misura. Come è più utile impiegare tecnologie fotovoltaiche dove l’irraggiamento solare è ottimale, o pale eoliche in caso di dati anemometrici incoraggianti, ci sono aree lungo il pianeta con caratteristiche geologiche che rendono la geotermia particolarmente allettante come fonte energetica. Alcune di queste aree sono proprio in Italia, e non a caso in Toscana. Basti pensare che i sistemi geotermici più preziosi per la produzione di energia sono quelli a vapore dominante, e che ne esistono solo cinque al mondo: uno è a Larderello.
Eppure, nonostante il know-how secolare accumulato e le caratteristiche uniche di quest’energia, le potenzialità della geotermia sono ancora largamente inespresse. Per questo, a livello globale, la Global geothermal alliance si è presentata nel 2015 all’Accordo sul clima di Parigi lanciando obiettivi ambiziosi ma raggiungibili: +500% di elettricità e +200% di energia termica generate da fonte geotermica entro il 2030. Un contesto entro il quale anche l’Italia può dare ancora molto, visto che il contributo della geotermia ai consumi italiani di energia primaria (dati 2015) si ferma appena allo 0,87% (quanto basta per evitare l’emissione di 4 MTonn/a di CO2 l’anno).
Si tratta però di obiettivi raggiungibili soltanto in maniera sinergica e condivisa coi territori direttamente coinvolti dalla coltivazione geotermica. Per questo è necessario un imponente e onesto sforzo comunicativo da parte di istituzioni, imprese e mondo scientifico. «Il primo passo per far uscire la geotermia dalla nicchia in cui si trova è far conoscere non solo le sue potenzialità, ma anche le sfide tecnologiche, i problemi che deve affrontare, gli incentivi di cui gode e quelli che deve guadagnarsi», «costi e benefici in termini socioeconomici» oltre che ambientali. Uno sforzo che per giungere a buon fine deve però poter esser condotto su un terreno di dialogo comune, quello della scienza, da parte di tutti gli attori in campo.
Fonte: http://www.greenreport.it/rubriche/lenergia-sotto-i-nostri-piedi-spiegata-bene-la-geotermia/