Si sta pensando a una rivisitazione del Piano energia e clima nazionale, per definire gli scenari di medio-lungo periodo del sistema elettrico italiano.
Una delle questioni presenti e future riguarda la difficoltà di trovare gli spazi per realizzare gli impianti in grado di generare così tanta elettricità da rinnovabili per soddisfare i target imposti, e gradualmente l’intero fabbisogno del Paese.
In particolare, il problema è fortemente connesso con l’importante contributo che dovrà necessariamente dare l’eolico. Dove collocare allora così tante e grandi turbine sul nostro territorio?
In Italia, in una prospettiva del 100% rinnovabili, la generazione elettrica da eolico non può essere soddisfatta dai soli impianti a terra. L’Italia è una penisola circondata da immensi spazi di mare che, inoltre, offrono maggiore ventosità rispetto alla terraferma. Quindi perché non sfruttare il mare installando turbine offshore?
Offshore è il termine con il quale si indica qualcosa a distanza dalla costa, un termine nautico per definire anche un campo di applicazione dell’energia eolica: offshore, appunto. Un campo sempre più in crescita visto la propensione a installare sempre più in alto mare queste tipologie di impianti. Ma perché l’eolico offshore? Semplice perché più ci si allontana dalla costa e più i venti tendono a spirare forte e più costantemente con ovvi vantaggi per la produzione dell’energia elettrica.
La tecnologia dell’eolico offshore è stata sviluppata in Danimarca, Germania e Gran Bretagna e pertanto studiata per adattarsi ai loro mari (fondali relativamente bassi). Gli impianti che possono essere installati sono due: quelli classici che si impiantano su fondali di profondità non superiori ai trenta metri e quelli galleggianti, creati da un team di ricerca dell’università del Maine. I primi sono più diffusi in quanto tecnologia di vecchia data, ma sui secondi ci sarebbe un margine di guadagno superiore. Le turbine galleggianti, infatti, possono essere montate a distanze dalla costa di gran lunga superiori rispetto a quelle classiche e questo si rifletterebbe sulla capacità di produzione dell’energia elettrica.
In Italia è impossibile realizzare parchi eolici offshore appoggiati sul fondale a distanze oltre i 20 km dalla costa, come avviene nel nord Europa. Escluso l’Adriatico settentrionale (zona caratterizzata da fondali bassi), i nostri mari sono profondi anche 3000 metri.
I nuovi progetti di eolico galleggiante per l’Italia sono due. Il primo, chiamato 7Seas Med, dovrebbe nascere al largo della Sicilia. Il progetto è della 7SEASmed srl (startup innovativa tarantina) e l’iter è agli albori.
Tuttavia, le contestazioni già ci sono.
Lo stesso progettista, che è la “mente” anche del parco eolico offshore di Taranto: il Beleolico, di fronte l’acciaieria dell’Ilva (che a dirla tutta è il primo e unico parco eolico offshore in costruzione), ha nel frattempo presentato l’identica idea pure per la Sardegna. Un progetto che si chiama Ichnusa Wind.
Ci auguriamo che questi progetti arrivino in fondo e che nel 2023 (questa l’ottimistica data indicata come avvio del parco eolico siciliano) si inizi a produrre energia rinnovabile da questi impianti, che potrebbero rappresentare un punto di svolta per l’Italia come per il Mediterraneo. Ma abbiamo forti dubbi sul buon esito di tutti quei progetti che sperano, allontanando l’impianto chissà dove, di risolvere le problematiche nel nostro Paese
Per dettagli: https://www.ingegneri.cc/eolico-galleggiante-nuova-frontiera-delle-energie-rinnovabili.html