Firenze e provvedimenti

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cordolo pistoiese

Il cordolo di via Pistoiese a Firenze

Per tutti coloro che si interessano per vario motivo di temi ambientali, vale la necessità di conoscere un po’ di storia del luogo di cui ci si vuole interessare. Per cui prima di parlare del cordolo posto in mezzo alla carreggiata della Via Pistoiese nella tratta in Comune di Firenze, bisogna ricordare qualche cenno storico. Nel 1966, il 4 novembre, ci fu l’alluvione a Firenze e anche la via Pistoiese ne fu interessata. Ma all’epoca, in quella zona denominata Le Piagge, il territorio compreso fra la via Pistoiese e il rilevato della ferrovia Firenze -Pisa era scarsamente abitato. Poche case adibite ad abitazione civile, qualche fabbrica, un po’ di campi, un po’ di viabilità d’accesso alle draghe sull’Arno e enormi fosse che avevano costituito le cave di rena per la ricostruzione post bellica di Firenze. Poi qualcuno pensò di riempire quelle fosse con rifiuti. Così come è successo a Nuova York (l’isola di Manhattan è costituita da rifiuti), ci fu chi pensò di costruirci il quartiere delle Piagge. Ora, già nel ’66 la via Pistoiese, per molte ore al giorno, era appena sufficiente come capacità di trasporto per il traffico veicolare su gomma dell’epoca. Quindi non sarebbe occorsa molta scienza per rendersi conto che la domanda di trasporto derivata dallo sviluppo abitativo del quartiere avrebbe saturato la via Pistoiese. Ma nulla è stato fatto. Non stupisce, di conseguenza, l’aumento della incidentalità stradale. Ultimo provvedimento, quello del cordolo, che riduce la larghezza carreggiabile in modo significativo. Tutto questo comporta una velocità effettiva media di percorrenza che si è ridotta, da cui si genera un significativo aumento della concentrazione degli inquinanti dell’aria. Ammesso, ma solo per comodità di ragionamento, che si realizzi la nuova pista d’atterraggio per gli aeromobili, nel frattempo gli abitanti di quell’area, grazie anche al cordolo, godranno di qualità dell’aria peggiore. Si poteva attuare qualche provvedimento diverso e realmente migliorativo? Sì.

A cura del Dott. Ing Pietro Berna

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