2.1 – Usi energetici elettrici nel settore residenziale
Al 2012 l’uso per elettrodomestici costituisce la quota principale di usi finali elettrici nel settore residenziale. L’uso per riscaldamento la quota successiva, prevalentemente data dalla domanda di Francia e Paesi scandinavi. La quota complementare è costituita dagli usi per illuminazione, produzione di acqua calda sanitaria e cottura. L’uso per condizionamento dell’aria è rilevante solamente in Malta, Cipro, Bulgaria, Italia, Spagna, Slovenia, Grecia e Portogallo (circa 10 % sul totale degli usi energetici elettrici ). Nel periodo 1998-2008 il tasso annuo medio europeo di crescita degli usi energetici elettrici per illuminazione e apparecchi è stato pari a 1,2%/ anno. Di questi circa il 15% è costituito da illuminazione, e circa l’85% da apparecchi. Al 2012 la quota di mercato coperta da elettrodomestici di Classe A o superiore era oltre il 90%. Nel 1998 la quota di mercato coperta era entro il 10%. L’effetto di risparmio energetico conseguente alla diffusione di elettrodomestici di Classe A è stato coperto dall’incremento del numero medio di apparecchi per unità abitativa. Analogamente l’effetto di risparmio energetico conseguente alla diffusione di “Compact Fluorescent Lamp” è stato coperto dall’incremento del numero medio di punti luce per unità abitativa. Nei Paesi in cui è utilizzato, l’uso per condizionamento dell’aria presenta tassi di crescita elevati: oltre il 30% in Slovenia durante il periodo 20002008; oltre il 45% in Bulgaria durante lo stesso periodo. I sistemi split costituiscono circa il 95% del mercato dei sistemi di condizionamento dell’aria con potenza frigorifera inferiore a 14 kW. L’efficienza media dei sistemi split è aumentata di circa il 30% dal 2002 al 2009. I valori presentati dai report Odyssee sono in linea con quelli presentati dal Joint Research Center [9], relativi all’anno 2009, che vedono una suddivisione circa paritaria della domanda per usi energetici elettrici tra settore residenziale, che impegna complessivamente 820 TWh, e settore dei servizi, che impegna complessivamente 867 TWh. La ripartizione per settore e per servizio degli usi energetici elettrici mostra che la quota prevalente è costituita da usi diversi dalla climatizzazione. Come mostrato in Figura 7 e Figura 8, l’uso principale è per alimentazione di apparecchi plug&play.
Dalla combinazione di dati Eurostat, dati Odyssee e dati JRC risulta che nell’attuale struttura media europea degli usi finali di energia nel settore civile è prevalente l’impiego di combustibili fossili per alimentazione dell’uso per riscaldamento, e che è rilevante l’impiego di vettore elettrico per alimentazione dell’uso per apparecchi. Nel periodo 1990-2012 questa struttura si è mantenuta stabile lato domanda mentre lato fornitura si è verificata una modificazione delle quote relative di combustibili fossili, con un incremento della quota di gas e una riduzione delle quote di petrolio e carbone. La tendenza dell’uso per riscaldamento è in diminuzione mentre quella dell’uso per apparecchi è in aumento.
La penetrazione delle fonti rinnovabili si è sviluppata con tasso di crescita pari in media al 7,5%/ anno sugli usi finali di energia complessivi nel periodo 2004-2013. Nel settore civile l’elettrificazione si è sviluppata con tasso di crescita pari in media a +2,6%/anno sugli usi finali complessivi di energia nel periodo 2000-2012, più accentuata per il settore dei servizi e meno accentuata per il settore residenziale.
3 – QUOtAzIONE dEI prOdOttI ENErgEtICI
In una visione su scala globale, il grafico di Figura 9, elaborato da dati British Petroleum [10], evidenzia l’effetto della “crisi finanziaria 20082012” sulla quotazione dei combustibili fossili sul mercato internazionale, che ha invertito il trend di crescita avviato a inizio anni Duemila dopo un decennio di stabilità. Durante il periodo di crisi il petrolio (indice Brent) è risultato meno stabile rispetto a gas e carbone.
La quotazione dei combustibili fossili sul mercato internazionale incide sui costi dell’energia sia per impieghi come vettori primari, sia per impieghi nella produzione di vettori secondari. In una visione estesa su scala europea l’effetto del mercato internazionale durante il periodo di crisi è risultato più marcato per il vettore gas rispetto che per il vettore elettrico. La maggiore sensibilità del prezzo del gas è attribuibile alla dipendenza energetica in EU-28 dall’importazione, che, come percentuale sul consumo interno lordo, era al 2009 oltre il 60%. La minore variazione del prezzo dell’energia elettrica è attribuibile alla quota di generazione termoelettrica da combustibili fossili sul mix elettrico complessivo pari, al 2010, al 50% (rispetto al 30% da fonte nucleare e al 20% da fonti rinnovabili), e al fatto che tale quota viene coperta per oltre la metà da carbone, fonte con quotazione più stabile, e in misura marginale da petrolio, fonte con quotazione meno stabile.