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PHA: la bioplastica biodegradabile

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Che cosa è la bioplastica biodegradabile che si ottiene dalla biomassa e la vicenda BIO ON.

Il valore dei PHA per l’economia del futuro

Il caso BIO ON ha fatto molto discutere i mercati finanziari, con un crollo che al momento si può dire colossale del titolo dell’azienda di Castel San Pietro, ma ha avuto il sicuro merito di portare alla ribalta il tema delle PHA, ovvero della bioblastica biodegradabile che si ottiene da prodotti organici.

Il problema della sostituzione della plastica sta infatti diventando sempre più urgente, e finalmente i Paesi se ne stanno sempe più accorgendo introducendo normative sempre più severe, che in alcuni casi arrivano a vietare anche l’uso di prodotti specifici.

Per esempio il 21 maggio 2019 il Consiglio Ue ha approvato il divieto di alcuni prodotti in plastica monouso, che equivalgono al 70 per cento dei rifiuti che finiscono in mare. La nuova normativa entrerà in vigore dal 2021: Entro il 2021 dovranno essere vietati nell’Ue le posate di plastica monouso (forchette, coltelli, cucchiai e bacchette), i piatti di plastica monouso, le cannucce di plastica, i bastoncini cotonati fatti di plastica, i bastoncini di plastica per palloncini, le plastiche ossi-degradabili e i contenitori per alimenti e tazze in polistirolo espanso. La norma approvata dall’Europarlamento il 27 marzo 2019 e dal Consiglio Ue il 21 maggio impone una raccolta del 90 per cento per le bottiglie di plastica entro dieci anni, e impone che entro il 2025 il 25 per cento delle bottiglie dovrà essere composto da materiali riciclati. A partire dal 2030 poi la quota dovrà salire al 30 per cento. Saranno inoltre messi al bando i prodotti di plastica monouso per i quali sono facilmente disponibili soluzioni alternative. Tutti questi prodotti dovranno essere fabbricati esclusivamente con materiali sostenibili, mentre per quegli articoli per cui non esistono alternative valide verrà chiesta la riduzione d’uso. E’ logico che questa esigenza renderà “attraenti” anche quei materiali che costano oggi più della plastica.

Tra le diverse alternative vi sono i poliidrossialcanoati (PHA), anzi per le loro caratteristiche potrebbero essere la soluzione più ecocompatibile per il futuro (BIO ON con HERA ha avviato un progetto cha utilizza anche la CO2 presente in atmosfera) ma fino ad oggi i costi di realizzazione di queste bioplastiche sono stati considerati sempre troppo alti.
Ecco perchè l’attività di BIO ON, aveva e tutt’ora desta grande interesse da un punto di vista di evoluzione, non solo industriale, della ricerca e produzione di questi prodotti.

Cosa sono i PHA ?
I poliidrossialcanoati (PHA) sono polimeri poliesteri termoplastici sintetizzati da vari generi di batteri (Bacillus, Rhodococcus, Pseudomonas, etc…) attraverso la fermentazione di zuccheri o lipidi.
Queste macromolecole lineari, in particolari condizioni di coltura, quale l’assenza di determinati nutrienti come azoto, fosforo e zolfo, vengono accumulate dai batteri come fonte carboniosa di riserva, sotto forma di granuli. I granuli possono raggiungere elevate concentrazioni, fino anche al 90% del peso secco della massa batterica.
La composizione dei poliidrossialcanoati è molto varia e dipende dal tipo di batteri da cui sono sintetizzati nonché dalla matrice di coltura.

Dettagli: https://www.ingenio-web.it/24303-pha—che-cosa-e-la-bioplastica-biodegradabile-che-si-ottiene-dalla-biomassa-e-un-commento-sulla-vicenda-bio-on

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