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Manutenzione di rivestimenti intonacati

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Analisi multi-criteria per la manutenzione di rivestimenti intonacati

Il problema della più appropriata scelta di strategia manutentiva è di complessa risoluzione, in quanto coinvolge diversi aspetti, concomitanti ma tuttavia spesso contrastanti:

  • quello economico “assoluto”, secondo il quale si tenderebbe ad eseguire quanto meno interventi possibile;
  • quello economico “relativo”, secondo il quale attuare interventi di piccola entità ma più spesso, evita di dovere poi eseguire opere di maggiore impegno, che finiscono per coinvolgere anche altri componenti per i cosiddetti “guasti a catena”;
  • quello della sostenibilità, secondo il quale alla scelta di materiali dal punto di vista di eco-compatibilità, non si deve evitare di abbinare considerazioni in termini di durabilità;
  • quello della sicurezza, che porterebbe ad evitare che nel ciclo di vita si raggiungano valori di prestazione troppo vicini al valore minimo ammissibile;
  • quello della disponibilità, secondo il quale una rarefazione dell’attività manutentiva è meglio sopportata dai committenti/utenti, e dunque deve esistere un giusto rapporto fra ciclo di vita e durata dell’intervento manutentivo.

Tante e così diverse variabili in gioco determinano una complessità che può essere adeguatamente affrontata e risolta solo con analisi multicriteriali.

Il decadimento prestazionale degli intonaci rappresenta un classico esempio di complessità di valutazione, in quanto questo componente è tipicamente caratterizzato da un funzionamento non del tipo on-off.  E se, ad esempio, l’indagine termografica può rappresentare quanto meno un aiuto alla esecuzione di rilievi dalle risultanze non soggettive, analoga complessità caratterizza l’individuazione dello stato di guasto. Gli intonaci, per quanto non siano elementi strutturali, possono determinare, ad un certo punto del loro decadimento prestazionale, uno stato di pericolo, e dunque è importante fissare uno stato di conservazione (corrispondente ad un determinato livello prestazionale) al quale associare la fine del ciclo di vita.

Molti ricercatori hanno cercato di stimare la durata degli intonaci con diversi approcci metodologici, anche se – rispetto al numero complessivo degli studi sulla durabilità dei componenti edilizi – con una percentuale non particolarmente elevata.

Oltre la sperimentazione di laboratorio è andato chi ha cercato di ripercorrere l’approccio suggerito dalla norma ISO 15686-7, con una sperimentazione sul campo preceduta da una significativa campionatura di edifici in uno specifico contesto geografico, valutando lo stato di degrado attraverso ispezioni visive, stabilendo un indice numerico di gravità del degrado dei rivestimenti lapidei, allo scopo di stimare una vita utile di riferimento per questo tipo di rivestimento. L’obiettivo della sperimentazione era quello di stimare il valore della vita utile di rivestimenti intonacati, e la messa a punto del “Metodo Nick” per la stima della vita utile di componenti (in particolare rivestimenti intonacati), inserito nella norma UNI 11156:2006, che rappresenta il suo risultato finale, pubblicato e presentato in altre pubblicazioni.

Per info e dettagli: https://www.ingenio-web.it/19489-come-scegliere-lintervento-manutentivo-piu-appropriato-per-i-rivestimenti-intonacati

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