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Come e perché la terotecnologia può salvare i nostri ponti

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Oggi in Italia la gestione delle strade esistenti e la costruzione di strade nuove è in profonda crisi. Si sono dimenticati i principi informatori moderni del mantenimento funzionale di queste infrastrutture.

Queste metodologie sono state messe a punto nel periodo d’oro della gestione stradale da parte dell’IRI, libera da vincoli economici prima della vendita ai privati e, soprattutto, da vincoli formali sulla manutenzione che oggi rallentano le innovazioni, sempre necessarie, in questo settore.

Come funziona la terotecnologia: interviene sul manufatto, preventivamente alla sua rottura o cessazione di funzionamento, e lo adegua alle esigenze del momento (sia mantenendo la destinazione di uso, sia cambiandola o arricchendola). Negli ultimi 30 anni questa metodologia ha funzionato ed ha portato a innovazioni.

Però la terotecnologia, prorompente negli anni della gestione autostradale ricordata all’inizio, non si è mai diffusa in altri ambiti e, soprattutto, non è stata spiegata nelle università alle nuove generazioni. La scuola universitaria non si è sviluppata in questa direzione innovativa.

La terotecnologia è nata proprio per le pavimentazioni ed in esse ha avuto i suoi primi sviluppi. Le pavimentazioni sono la struttura più usata dagli utenti stradali che interferiscono con essa molto più che con le altre strutture della strada. Il suo stato interferisce sempre sia sulla sicurezza del viaggio che sul suo conforto. Le pavimentazioni poi sono quelle strutture che, se mal realizzate, hanno una durata di vita strutturale “a fatica” considerevolmente minore della altre, quali le gallerie ed i ponti, perché, tra l’altro, funzionano, cioè permettono il transito anche se “rotte”. Tutti noi guidiamo ogni giorno su pavimentazioni “sfondate” che in caso di pioggia si costellano di pozzanghere e rendono il transito molto disagevole e pericoloso, ma comunque lo permettono.

Molti ponti sono stati costruiti negli anni 60-70 del secolo scorso ed hanno quindi caratteristiche di degradabilità particolari che necessitano di interventi specifici, comunque tutti risolvibili con le tecniche terotecnologiche. La terotecnologia ha definito:

  • i criteri di valutazione delle necessità di intervento
  • i metodi per demolire selettivamente le parti degradate
  • i materiali per la ricostruzione durevole e per la protezione aumentata

Le azioni manutentive terotecnologiche sui ponti avevano tre livelli

  • riparazione integrale con eliminazione delle azioni di degrado su tutto il ponte fino al cambio della struttura – ponte integrale o semi integrale
  • riparazione selettiva diffusa con mantenimento della struttura
  • riparazioni mirate ai soli punti pericolosi (come la riparazione delle travi in CAP)

Fonte e dettagli: https://www.ingenio-web.it/24889-come-e-perche-la-terotecnologia-puo-salvare-i-nostri-ponti

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