3 – PRESTAZIONI DI SOSTENIBILITA’ AMBIENTALE DEL “LIVING BOX”
Il caso del Living Box risulta paradigmatico nel quadro dei requisiti dei progetti che vogliano definirsi sostenibili: il suo progetto è fortemente indirizzato al soddisfacimento di molti dei requisiti che un edificio sostenibile deve possedere (efficienza energetica e nello sfruttamento delle risorse, basso impatto ambientale Life-Cycle dei materiali costitutivi, salubrità indoor, sicurezza nell’uso e manutenzione). Unica eccezione, in questo caso inevitabile, risiede nell’impossibilità di uno studio e ottimizzazione del rapporto fra edificio e contesto, in quanto il contesto non può essere univocamente definito. Per molti degli aspetti summenzionati il soddisfacimento dei requisiti di sostenibilità è verificabile a prescindere dal criterio, protocollo o metodologia di verifica della sostenibilità che si intenda utilizzare: come noto, infatti, al di là di linee generali di principio, tanti e vari sono i metodi ed i parametri per valutare, o misurare, la sostenibilità di un edificio (ancorché in fase di progetto come il Living Box) [10]. In sintesi possiamo riassumere l’aderenza del Living Box ai requisiti di sostenibilità di seguito descritti.
3.1 – Riduzione del consumo energetico in fase di uso
È questo l’aspetto prioritario, o meglio un prerequisito imprescindibile cui ogni edificio sostenibile debba conformarsi. L’impatto ambientale più importante di un prodotto edilizio, in tutto il suo ciclo di vita, lo si deve soprattutto all’energia e alle risorse che questo consuma per il suo uso (riscaldamento, raffrescamento, acqua calda sanitaria, ventilazione, illuminazione, ecc …) [11]. L’adozione di un obiettivo nZEB dimostra un elevato livello prestazionale, specie se calato nel contesto dei sistemi abitativi modulari. A questo proposito è opportuno rimarcare che l’adozione di un sistema costruttivo basato sul materiale legno, pure con isolamenti prevalentemente derivanti dal legno, comporta un netto miglioramento prestazionale energetico anche nel regime estivo, rispetto a sistemi più “tradizionali” impiegati per i sistemi abitativi modulari e temporanei, caratterizzati, questi ultimi, da un’inerzia termica (o massività) dell’involucro piuttosto scadente. Il requisito dell’inerzia termica dell’involucro, infatti, non è secondario negli scenari di impiego dei moduli abitativi temporanei: climi con estati calde, un’intensa radiazione solare ed una forte oscillazione di temperatura giornaliera sono tipici di contesti dove si verificano con una certa frequenza non solo eventi calamitosi, ma anche criticità sociali e geopolitiche.
La leggerezza ponderale dei componenti opachi, utile per agevolare il trasporto ed il montaggio, in genere comporta un deficit prestazionale in termini di inerzia termica da parte dei “tradizionali” moduli abitativi, concepiti con sistemi costruttivi in acciaio e pacchetti di tamponamento leggeri a secco. In quei casi, infatti, lo sfasamento dell’onda termica è valutabile nell’ordine delle 4 ore. Nel caso del Living Box, invece, le ottime caratteristiche di massività ed inerzia termica delle componenti opache di involucro stratificato a base legno (il legno ha un elevato calore specifico) garantiscono uno sfasamento dell’onda termica che si attesta intorno alle 12 ore (calcolato secondo la UNI EN ISO 13786:2008 [12]). Le prestazioni di massività sono inoltre corroborate, nel Living Box, da uno specifico studio e controllo della radiazione solare, specie sui componenti vetrati, che nel caso in esame si concretizza mediante aggetti di gronda e di solaio. Ovvio che l’orientamento dei moduli dovrà essere opportunamente scelto nel contesto in modo, ad esempio, da disporre lungo il fronte Sud le protezioni in aggetto.
3.2 – Sistema costruttivo a secco L’adozione di un sistema costruttivo massimamente assemblato in opera a secco possiede numerosi risvolti positivi nella riduzione dell’impatto Life-Cycle dell’opera. Va in deroga solo la fondazione che, specie nei casi di forte sismicità o scarsa portanza del terreno di imposta, non può prescindere da getti continui di cemento armato. Una ricca e consolidata letteratura comprova la riduzione degli impatti ambientali e, più in generale, la sostenibilità dovuta all’impiego di tecniche di prefabbricazione (specialmente di tipo “leggero”). Per un approfondimento in merito alla declinazione della prefabbricazione in ot tica della sostenibilità si vedano i testi di Quale et al [13], Jallion et al [14], Landolfo e Russo Ermolli [15], Dattilo et al [16] e le pubblicazioni dell’associazione britannica Buildoffsite [17], nei quali sono stati quantificati i vantaggi della prefabbricazione in termini di: risparmio energetico, riduzione delle emissioni (CO2) dovute ai trasporti, riduzione degli infortuni sul lavoro, riduzione dei difetti costruttivi.
Da un lato (inizio vita) la prefabbricazione riduce gli sprechi di materiali e economizza i costi dei componenti (aderendo efficacemente ai dettami Triple-Bottom-Line: ambiente ed economia, principalmente). Dall’altro lato (fine vita) l’assemblaggio a secco consente e favorisce lo smontaggio, il riuso o il riciclaggio dei manufatti. In particolare modo questo secondo aspetto è particolarmente rilevante nel caso di sistemi abitativi modulari, che sono appunto caratterizzati da una temporaneità nell’uso.
Ultimo vantaggio, infine, dei sistemi costruttivi a secco è quello della agevole cantierizzazione: nel cantiere di montaggio aumenta il livello della sicurezza dei lavoratori (squadre specializzate di montatori), riducendo di pari passo i tempi realizzativi e lo sporcamento del cantiere e del contesto. In questo, evidentemente, il Living-Box non si discosta dai vantaggi offerti dai sistemi costruttivi come X-lam o platform frame, come pure da quelli della prefabbricazione leggera più in generale.
3.3 – Materiali sostenibili Sebbene in fase di progettazione non sia stata condotta una valutazione analitica del livello di sostenibilità materiale (es. LCA), è intuitivo che il legno sia un materiale costruttivo sostenibile a basso impatto, anche in termini di efficienza energetica che questo materiale conferisce all’involucro (come già descritto al precedente punto 3.1). Si sono inoltre scelti materiali compatibili con il legno, nelle finiture interne ed esterne, e si sono scelti isolanti termici a base legno. La scelta di questi componenti di isolamento e finitura è stata condotta cercando per le varie unità di riferimento (il metro quadrato di parete o il metro quadrato di solaio o copertura) la stratigrafia che, a parità di prestazione energetica, minimizzasse l’impatto ambientale dei materiali.
Come già favorevolmente sperimentato in altri contesti ed in altre ricerche simili, si sono selezionate stratigrafie che minimizzassero gli indici GWP (Global Warming Potential), PEI (Primary Energy Intake), AP (Acidification Potential), senza tuttavia pesare o ricondurre gli esiti dei tre computi ad un unico indicatore mediante un procedimento di normalizzazione. Tale approccio ha potuto mediare, fra rigore e semplicità, la ricerca di una soluzione “sostenibile”, specie dei pacchetti tecnologici, garantendo comunque una valutazione di sostenibilità di tipo quantitativo e non solo qualitativo. In merito alle prestazioni in materia di salubrità dei materiali, specie per i materiali impiegati per le finiture interne, sono stati seguiti i più rigorosi protocolli inerenti la certificazione dei materiali in termini di qualità dell’ambiente interno (GEVEMICODE 1 plus, NaturePlus, Ecolabel, ANABICEA); protocolli premianti anche per le certificazioni LEED, BREEM, ITACA.
3.4 – Smontabilità quasi-totale come obiettivo di sostenibilità
La quasi completa smontabilità dei moduli abitativi permette, terminata l’esigenza che ne ha resa necessaria la costruzione, di restituire il suolo al suo precedente uso o vocazione. Il processo è quindi quasi reversibile (sebbene solo nell’ottica del sedime e non nel senso termodinamico generale, ovviamente). Tale caratteristica facilita la scelta dei suoli in cui allocare i moduli, riduce l’eventuale impatto paesistico, favorisce la costruzione anche in contesti da tutelare. Anche l’uso del suolo, ed il suo sfruttamento od impegno permanente ed irreversibile, rappresenta un non secondario aspetto cui rivolgere le valutazioni di sostenibilità.
3.5 – Progettazione integrata ed integrale
Molti sistemi di eco-labeling dell’edilizia (come LEED [18] e BREEAM [19]) premiano l’approccio integrato alla progettazione. Aspetti tipologici e funzionali, aspetti costruttivi e tecnologici, aspetti strutturali ed aspetti energetici devono contemporaneamente interagire sin dalle prime fasi progettuali. Il Living Box è nato proprio con questo approccio, in ciò aiutato dal fatto che il progetto era riconducibile allo studio, circoscritto ma minuzioso, del modulo base.
L’approccio integrato concorre alla sostenibilità perché ottimizza, fornisce equilibrio alle parti, evita sprechi, riduce l’alea e l’arbitrio in fase di costruzione ed offre maggiori garanzie di durabilità.
Per i suddetti aspetti e motivazioni è possibile inscrivere il Living Box nel novero dei progetti sostenibili, sebbene non siano state effettuate valutazioni (ancorché preliminari) quali LCA od eco-labeling. Tuttavia le valutazioni preliminari effettuate nella scelta di materiali a basso impatto, leggeri e facili da trasportare, permettono di prefigurare un livello ottimale anche in termini di impatto Life-Cycle.